GIORGIO FALOSSI

Osservando le opere di Olimpia Mannino appare in risalto il modo di un vivere difficile per l’umanità ed in particolare quella al femminile . La figura è il punto di forza e la tematica principe di quest’artista, che ce la propone sensuale e disperata, misteriosa in quei primi piani trattati con sapiente capacità .E’ un sottile e tormentato gioco che mostra le emozioni rafforzate da un colore tenue e spesso unico nella pittura, o scavato in profondità nella sensibilità vibrante della scultura.

Ne è attratta la partecipazione umana da questi colori che avvolgono il volto nella luce, facendoli Vivere in virtù di uno scontro tra le emozioni dell’anima e le fisionomie facciali, immerse in una sorta di fluida magia in cui si possono leggere i sentimenti di solitudine, di sconforto, di passioni montanti.

Solo realtà. Olimpia Mannino convoca nella sua opera una straordinaria tensione emotiva, un universo di cose reali che fanno parte della figura umana, come i capelli che aiutano a creare un’atmosfera di estasi attonita, di turbati riferimenti psicologici, di risvegli impazienti che si scontrano subito con un mondo disumano che appanna la speranza.

Grande talento per operare in questo senso e con questo linguaggio, perché richiede la conoscenza del disegno, una capacità screditata da chi non ce l’ha, ed ancora richiede il piacere del colore che si posa per istinto in modo di dare spazio alla luce, facendola risaltare nelle zone giuste.

Non ultima l’immaginazione, che sorge, frutto di una personale sensibilità ma anche di una cultura che si applica alla conoscenza del territorio, dell’ambiente e del tempo.

La scultura, arte in cui Olimpia Mannino eccelle, è basata sull’impostazione dei volumi con volti e corpi che si aprono liberi e continui senza linee o veli opprimenti. Forme fluenti dai piedi alla testa

In una modulazione efficace nell’attirare l’attenzione in un lavoro inteso come entità solida come il divenire e l’essere sono ben espressi e presenti sotto gli occhi di tutti.

Una artista completa Olimpia Mannino che alla gioia del vedere fornisce la possibilità di pensare.

SANDRO SERRADIFALCO

Ha la valida capacità interpretativa legata alla profonda conoscenza del mezzo pittorico. Un far arte testimonianza del panorama contemporaneo e della continua valorizzazione estetica pur essendo ancorata alla tradizione.

FRANCESCO CHETTA

Il suo monocromatismo descrive con fascino gestuale le sue armonie visive filtrando a visione della figura con attenta percezione dell’emozione. Attimi d’intuizione identificano la sua stesura, ottima nelle proporzioni e nelle espressioni profonde dei volti, caratterizzati dalla ricerca ancestrale della sua sintomatica energia creativa.

MONICA CANDRILLI PRESIDENTE ASSOCIAZIONE ‘ELIODORO’

La pittura di Olimpia Mannino segue l’oscillazione della mediazione analitica dell’essere umano e del suo universo subcosciente... la proiezione spirituale dell’uomo al di là dei propri spazi comporta l’inevitabile unione della luce esterna e di quella che egli stesso sprigiona; i volti spesso segni di luce su fondi scuri, emergono dalle cavità del pensiero, sintetizzando condizioni dello spirito...

GIACINTA PATORNO

É come se la pittrice cercasse di fondere aspetti antinomici, quali realtà e fantasia, silenzio e intensità affettiva in una visione assoluta, in cui i termini dell’arcano giuocano un ruolo di liberazione che si affida allo spessore dell’immagine colta nella sua essenza, ricca di sottili insinuanti motivi e inquietanti ambiguità alla radice c’è sempre un senso di stupore e di sottomissione alla natura che pare avere qualcosa di magico ed impenetrabile.

Un rapporto tra memoria ed inquietudine: mito e cronaca, sogno e realtà, magia e metamorfosi vengono sintetizzati nell’unità dello spirito che li svolge in se stessi, collocandoli e ponendoli in funzione del momento creativo della forma.

Il segno cromatico tende allora ad avvolgersi, quasi alla ricerca di un centro spirituale da scoprire, come ad animare la sensibilità di una inquietudine e di una tensione espressiva senza indulgenze effuse o romantiche, in un controllo di processi con un lucido e consapevole taglio narrativo.